Negli ultimi tempi si è parlato molto di un tema delicato come il suicidio in adolescenza.
Si pensi, ad esempio, all'attenzione dei media attenzione sul cosiddetto "Blue Whale".
Altri paesi come gli Stati Uniti hanno puntato i riflettori sul suicidio giovanile già da tempo.
Si è molto parlato di questo argomento, ad esempio, dopo la messa in onda di una serie televisive come "13 Reasons Why" che ha per protagonista, appunto, una giovane ragazza che si è tolta la vita.
Alcuni affermano che la recente attenzione a questo tema sia eccessiva, pensando che siano rari i casi di suicidio in giovane età.
In realtà, sebbene si pensi il contrario, il suicidio è molto diffuso tra gli adolescenti tanto che l’OMS lo indica come la terza causa di morte nei giovani tra i 10-24 anni.
Questo dato può sorprendere perché generalmente siamo portati a credere che un evento così drammatico possa avvenire solo in rare circostanze, in situazioni di grave malattia psichica.
In realtà le statistiche dicono l’opposto.
È proprio nelle situazioni apparentemente normali che il suicidio si presenta con più frequenza.
Questo si spiega se si considera il fatto che nei casi di evidente disturbo psichico generalmente si attivano servizi di cura che il più delle volte riescono a prevenire che la persona sofferente decida di togliersi la vita.
Perché sono così frequenti i tentativi di suicidio tra gli adolescenti?
Le risposte sono varie e complesse.
Certamente l’adolescenza rappresenta una delle fasi più critiche dell’esistenza umana, in cui il giovane si trova in una situazione di profonda messa in discussione di sé e di ciò che gli sta attorno e questo, in alcuni casi, può essere causa di una profonda angoscia personale.
Il suicidio può rappresentare per alcuni giovani una via d’uscita dalla sofferenza, una soluzione distruttiva da un dolore profondo che non si riesce a gestire.
Dai racconti emerge che spesso le persone più vicine al giovane non si fossero accorte di ciò che gli stava succedendo, affermando che ai loro occhi non ci fosse stato nulla che facesse pensare che il ragazzo stesse male e che addirittura stesse pensando di togliersi la vita.
Il suicidio è l’ultima tappa di un lungo percorso che parte dall’iniziare a pensare alla morte come unica soluzione, all’ideare un progetto, a pensarlo concretamente fino alla messa in atto.
È dunque essenziale individuare gli elementi che possano aiutare a prevenire il suicidio nei giovani, riconoscendo i primi segnali che possono far ipotizzare la presenza di un’importate sofferenza e disperazione che accompagnano i ragazzi che tentano il suicidio.
SEGNALI DA NON SOTTOVALUTARE
- Difficoltà di concentrazione
- Minor rendimento scolastico
- Alterazione del sonno
- Continui sbalzi di umore
- Disturbi del sonno: insonnia, incubi o eccessiva sonnolenza
- Perdita di appetito e di peso o eccessiva assunzione di cibo
- Espressione costante di tristezza, frustrazione, ansia
- Irritabilità
- Senso di bassa autostima
- Allontanamento dagli amici
- Abbandono di hobby (sport, musica,…)
- Episodi di ipocondria con eccessiva concentrazione sul corpo e sulle sue dimensioni
FATTORI DI RISCHIO GENERALMENTE ASSOCIATI AL SUICIDIO
- Recenti delusioni d’amore
- Lutti improvvisi
- Bullismo
- Abuso di alcool o sostanze stupefacenti
- Abusi sessuali
- Forte conflittualità familiare
- Violenza familiare
- Separazione conflittuale dei genitori
- Dubbi sul proprio orientamento sessuale
- Isolamento sociale
- Precedente tentativo di suicidio
- Storia di suicidio in famiglia
- Venire isolati per la propria etnia o orientamento sessuale
- Isolamento sociale familiare
- Problemi di salute mentale (depressione, ansia)
Se si notano questi segnali nel giovane la prima cosa da fare è parlare con lui della propria preoccupazione, senza timore di affrontare il tema direttamente.
Spesso i giovani che tentano il suicidio hanno una visione della morte molto infantile, parlandone con loro li si aiuta ad avere una visione più realistica e meno immatura.
Gli studi dimostrano, inoltre, che poter esprimere a parole il proprio senso di disperazione permette una rielaborazione cognitiva che può aiutare a trovare soluzioni alternative al suicidio.
Se è il ragazzo ad esprimere la propria angoscia è assolutamente essenziale non ridicolizzarlo, anche quando le sue affermazioni possono sembrare eccessive o poco reali (es. “sono disperata perché non riesco a dimagrire”, “tutti ce l’hanno con me”).
Buona norma è mantenere una comunicazione costante con gli insegnati o allenatori sportivi, senza invadere in maniera eccessiva la privacy del giovane.
Incoraggiare la socializzazione dell’adolescente.
Qualora i segnali facciano ipotizzare una reale possibilità di suicidio è fondamentale contattare i servizi di aiuto specialistici del territorio: psicologo, medico, consultorio o Centro di Salute Mentale.
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
Roma e online
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Bibliografia
- Andolfi M., Mascellani A. (2010). Storie di adolescenza. Esperienze di terapia familiare, Raffaello Cortina Editore.
- Gabbard G. (2007). Psichiatria psicodinamica, Raffaello Cortina Editore.
- Gould, M., Greenberg, T et al. (2003). "Youth suicide risk and preventive interventions: A review of the past 10 years", Journal of the American Academy of Child & Adolescent Psychiatry. 42(4), p. 386-405.
- Telleschi R., Torre G. (1997). Il primo colloquio con l’adolescente, Raffaello Cortina Editore.
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