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Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
 
Dott. Francesco Scaccia Psicologo
Il Circolo dell'Ansia
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L’ansia è un’emozione naturale che serve ad avvisarci della presenza di una minaccia più o meno imminente.

L’ansia si manifesta attraverso due aspetti:

  • segnali psicologici: nervosismo, senso di apprensione, insicurezza, timore costante, pensiero fisso su argomenti problematici, difficoltà di concentrazione

  • segnali fisici: insonnia, tensione muscolare, irrequietezza, mal di testa, difficoltà respiratorie, sensazione di pesantezza al petto, palpitazioni, tachicardia, frequente bisogno di urinare, difficoltà digestive.

Questo stato di iperattivazione psicologica e fisica viene prodotto dal nostro cervello con l’obbiettivo di impedirci di rilassarsi, facendoci così rimanere in uno stato di vigilanza, pronti a reagire in caso si presentasse un pericolo o una minaccia.

Si pensi, ad esempio, quanto può essere utile mantenere uno stato di attivazione mentre si fa una passeggiata in un bosco in piena montagna. Mantenere un certo grado di vigilanza in una situazione simile, infatti, ci permette più facilmente di scovare una vipera tra i cespugli ed essere così pronti a scappare.

Un'altra situazione più comune, si presenta spesso tra gli studenti.

Lo stato di ansia precedente all'interrogazioni ci spinge ad impegnarci maggiormente nello studio, altrimenti, un'eccessiva tranquillità e senso di sicurezza potrebbe portarci a sottovalutare la prova che dovremo affrontare.

Tuttavia, in alcune situazione l’ansia da alleata può trasformarsi in un vero e proprio nemico.

Si pensi a quelle situazioni in cui l’ansia si struttura in vero e proprio disturbo psicologico.

Nel caso del disturbo da attacchi panico, ad esempio, l'ansia ci travolge all'improvviso senza alcun motivo apparente, costringendoci a fermarci ed impedendoci, a volte, di svolgere la nostra vita normalmente.

Wells ha ideato una teoria che cerca di spiegare come l’ansia, da emozione naturale, possa strutturarsi in un sintomo psicologico.

Il circolo dell'ansia di Wells mostra come alla base dei disturbi d’ansia vi siano erronee interpretazioni di eventi fisici e mentali.

Secondo questa teoria, chi manifesta un disturbo d'ansia tende ad interpretare in maniera errata eventi normali e a volte innocui come un segnale di un imminente pericolo o catastrofe.

Secondo Wells in queste persone si verrebbe a creare un circolo vizioso.

Tale circolo parte da uno stimolo, esterno (una frase detta da un amico, la visione di un oggetto, …) o interno (pensiero, sensazione fisica, …) che viene interpretato dalla persona come precursore di una minaccia, ad esempio, una malattia o un evento doloroso.

In seguito a questa interpretazione di imminente pericolo si produce lo stato d’ansia che attiva il nostro organismo per essere pronto a reagire attaccando il probabile pericolo o fuggendo da esso.

Assieme alla sensazione di ansia e preoccupazione si associano gli inevitabili sintomi somatici, come sudorazione, tachicardia, respiro affannoso che, invece di essere giudicati il prodotto del proprio stato ansioso, vengono erroneamente giudicati come precursori essi stessi di un ulteriore pericolo e così il circolo ricomincia dal primo punto creando un livello sempre più alto di agitazione che può culminare in un vero e proprio attacco di panico.

Successivamente, poiché l’esperienza di un attacco di panico è particolarmente sconvolgente la persona farà di tutto per evitare che esso si ripresenti.

Tuttavia, i comportamenti che vengono messi in atto per cercare di evitare un ulteriore attacco d'ansia sono spesso infruttuosi ma anzi agiscono essi stessi come stimoli ansiogeni.

Evitare, ad esempio, i luoghi in cui si è prodotto l'attacco di panico non fa che renderli sempre più spaventosi.

Infatti, meno si frequenta un posto più esso diventa meno familiare e quindi lo si percepisce come meno sicuro.

Quando si è poi costretti a recarsi in un posto che si è cercato in tutti modi di evitare è comprensibile che si produca un forte stato d’ansia cosa, che si era cercato di tenere sotto controllo proprio attraverso l’evitamento.

Un altro comportamento poco funzionale è quello di concentrarsi sulle proprie sensazioni corporee.

Le persone, infatti, tendono a credere che concentrandosi sul proprio corpo possano gestirlo meglio.

In realtà, tenere l'attenzione concentrata sulle proprie sensazioni fisiche porta come conseguenza il percepire qualsiasi stimolo corporeo, anche il più piccolo ed innocuo, che tende poi ad essere interpretato in maniera distorta come sintomo di una malattia.

Una tecnica utile per gestire l'ansia può essere quella di distogliere l'attenzione da ciò che ci fa paura per concentrarci su un luogo o su un pensiero rassicurante, ad esempio, pensare alla spiaggia in cui si è stati l'estate scorsa o pensare al senso di pace che si è provato addormentandosi vicino proprio partner.

Quando l'ansia diventa ingestibile e non si riesce da soli a controllarla, può essere utile rivolgersi ad uno psicologo.

Attraverso una psicoterapia, infatti, il circolo dell'ansia descritto può essere interrotto.

Con l'aiuto di uno psicologo i pensieri e le percezioni errate possono essere modificate, si può apprendere a gestire la propria attenzione e ad interrompere quei pensieri fissi ed ossessivi che tendono più a spaventarci.

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Bibliografia

  • American Psychiatric Association (2013). Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali 5 edizione, Raffaello Cortina Editore.

  • Sassaroli, S., et al. (2006). Psicoterapia cognitiva dell’ansia. Rimuginio, controllo, evitamento, Raffaello Cortina Editore.

  • Wells A., (2012). Terapia metacognitiva dei disturbi d’ansia e della depressione. Eclipsi.

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