Il divorzio è uno degli eventi della vita più dolorosi e difficili da superare.
La separazione costringe a cambiare improvvisamente la propria vita, a modificare i propri sogni e le aspettative costruite negli anni.
Spesso le persone, in seguito ad un divorzio, manifestano un’enorme sofferenza, che può sfociare in veri e propri stati depressivi.
Nel partner che prende la decisione di terminare la relazione si riscontrano, solitamente, senso di colpa e di vergogna, paura di essere criticato dalla famiglia e dalla società e, in alcuni casi, paura di ritorsioni da parte dell’ex.
In colui che viene lasciato predomina, invece, un profondo senso di abbandono e di rifiuto, un angosciante sentimento di non essere degno dell’amore dell’altro.
Ma perché il divorzio colpisce così profondamente i protagonisti di questa scelta?
La verità è che sappiamo bene come unirci agli altri, ma conosciamo meno come separarci da loro.
Fin dalla nascita impariamo come creare rapporti, cosa fare per mantenere vive le relazioni e non perdere la vicinanza delle persone a cui vogliamo bene.
Al contrario, siamo meno preparati ad affrontare la fine del rapporto, come ben dimostrato dalla difficoltà nel superare il lutto della morte di una persona cara.
In effetti, è nell’essenza stessa delle persone vivere in relazione con l’Altro.
Ogni individuo, infatti, si caratterizza per una serie di legami: il legame coniugale, il legame familiare, le relazioni sociali e quelle interiorizzate.
Sono proprio questi legami che formano la nostra personalità.
Le relazioni ci rendono ciò che siamo e danno senso alla nostra esistenza.
La fine di una relazione, dunque, si configura come una ferita ad una parte essenziale di noi stessi.
Il divorzio non è, perciò, solo la fine di un rapporto che non funzionava, ma è una lacerante messa in discussione della parte più intima della persona, una profonda messa alla prova dell’essenza stessa dell’essere umano.
La separazione-divorzio è un processo complesso, che non si esplica semplicemente con la fuoriuscita di casa di uno dei partner, ma che si configura come un processo dinamico composto varie fasi e che, in alcuni casi, si può bloccare generando una profonda crisi della persona.
Alcuni studiosi hanno proposto un modello a tre fasi per descrivere il processo del divorzio:
- alienazione: è la fase che precede la separazione. I partner si allontanano sempre più ed emergono i sentimenti di delusione e disaffezione all’altro. Si accompagna a sentimenti di timore, angoscia collegata all’eventuale fine, senso di vuoto, senso di colpa e bassa autostima;
- conflitto: la fase della separazione vera e propria. Si caratterizza per i sentimenti di collera, tristezza, disperazione, confusione e solitudine;
- riequilibrio: è la fase successiva all’elaborazione del lutto della fine del legame. Se si riesce ad accedere a questa fase, si generano sentimenti di speranza, apertura a nuove relazioni e a nuove attività, riorganizzazione dei vecchi rapporti e aumento dell’autostima.
Come già detto, il divorzio è un processo dinamico che comprende vari obiettivi da perseguire affinché non si tramuti in un vero e proprio evento traumatico.
Compiti come coniugi:
- elaborare il divorzio psichico e le perdite connesse alla fine del rapporto;
- riconoscere il proprio contributo alla fine della relazione;
- gestire in maniera matura il conflitto e la rabbia.
Compiti come genitori:
- mantenere il proprio ruolo genitoriale;
- rispettare l’ex partner nel suo ruolo di genitore;
- favorire il rapporto tra i figli e l’ex coniuge;
- instaurare un rapporto basato sulla collaborazione nel ruolo educativo.
Compiti sociali:
- ridefinire i rapporti con la famiglia di origine e con la famiglia dell’ex;
- ridefinire i rapporti con i rispettivi amici e con quelli in comune;
- aprirsi a nuovi legami e a nuovi rapporti sociali.
Certamente, il primo obiettivo da raggiungere è l’elaborazione del lutto connesso alla decisione di portare a termine la relazione.
Dopo la fine di un rapporto è normale sentirsi spaesati, soli e abbandonati.
Il patto coniugale, infatti, è qualcosa che ci ha esposto totalmente.
A differenza dei legami con la propria famiglia di origine, la relazione con un partner non è preesistente ma è il frutto di una scelta: la scelta di legarsi a qualcuno.
Il rapporto d’amore non ha basi biologiche, non esiste per natura, ma è qualcosa che si è costruito investendo la parte più intima di se stessi.
Lo stesso atto legislativo o il rito nuziale in chiesa servono per sottolineare la volontà di creare, mantenere e prendersi cura del legame.
Il matrimonio è anche un modo per sottolineare al mondo il proprio coraggio nel fidarsi e affidarsi all’altro.
Tuttavia, nonostante gli sforzi, a volte questo legame finisce e si la difficoltà di lasciare andare l’altro si mostra in tutta la sua potenza.
Difficile, infatti, è accettare l’idea che qualcosa su cui si era investito tutto possa terminare.
In quel legame si era riposta tutta la propria fiducia di poter soddisfare antichi bisogni rimasti inappagati, di poter realizzare i propri desideri più intimi.
Finalmente si sperava di aver trovato qualcuno che ci avrebbe riconosciuto come persone degne di fiducia e di amore.
Ecco perché nel momento in cui il rapporto si inclina, e ci si dirige verso la separazione, compare il sentimento di terrore.
La separazione, infatti, conduce a fare i conti con il proprio errore e con la realizzazione che tutto ciò che si era riposto nel legame non si realizzerà.
Perché si riesca a superare un evento dirompente come il divorzio è importante comprendere il perché della fine del rapporto.
A sua volta, per comprendere le cause reali che hanno portato al divorzio, è inevitabilmente partire dai perché si era deciso di unirsi a quella persona.
Comprendere ciò che aveva condotto a scegliere l’altro e a credere in lui.
Il passo successivo è rappresentato dal comprendere quando la coppia ha iniziato a non funzionare più e che cosa non era più in grado di soddisfare.
Per un buon divorzio è necessaria la stessa condizione indispensabile per un buon matrimonio: una vera individuazione.
Conoscere se stessi, i motivi profondi che hanno portato a sperare e credere nel “finché morte non ci separi” e che cosa ci ha indotti a smettere di confidare in questo.
In questo percorso di elaborazione del lutto del divorzio, che si raggiunge attraverso un processo di comprensione profonda di noi stessi, delle nostre scelte e delle nostre difficoltà, a volte è necessario chiedere l’aiuto di uno psicologo.
Un percorso di psicoterapia, infatti, non solo permette di superare la depressione, il senso di colpa e di fallimento ma permette, soprattutto, di poter rilanciare la fiducia nel legame.
Come detto all’inizio, infatti, i legami, presenti e passati, sono parte integrante di ogni persona.
Smettere di credere nel valore del legame significa smettere di credere nel valore di se stessi.
Una psicoterapia può aiutare a far sì che la speranza nel rapporto non soccomba sotto la delusione della fine della coppia ma si rigeneri, permettendo così alla persona di non identificarsi con la delusione e la paura.
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
Roma e online
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Bibliografia
- Andolfi Maurizio (1999). La crisi della coppia, Raffaello Cortina Editore.
- Cancrini M.G.; Harrison L. (1991). Potere in amore, L’ED edizioni.
- Malagoli Togliatti M.; Lubrano Lavadera A. (2009). Dinamiche relazionali e ciclo di vita della famiglia, Il Mulino.
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