Sarà sicuramente successo a chiunque di non riuscire a ricordare il nome di una persona nonostante la si conosca da anni.
Quante volte capita di dimenticarsi di portare con sé oggetti dei quali si è assolutamente consapevoli di avere bisogno, come il portafoglio o le chiavi della macchina.
Questi esempi di dimenticanze sono parte della vita quotidiana di tutti noi e, generalmente, vengono giudicati come episodi di nessuna importanza, attribuiti al fatto di essere semplicemente sovrappensiero.
La psicologia si è, invece, molto interessata alla studio di questi eventi, mettendo in luce la loro significatività all'interno dell'esperienza psichica delle persone.
A tali episodi Freud ha dato il nome di atti mancati.
Gli atti mancati sono tutte quelle manifestazioni della vita quotidiana in cui non si riesce a raggiungere il risultato prefissato, nonostante non siano presenti evidenti ostacoli affinché ciò accada.
Tra i più comuni atti mancati si possono indicare i lapsus verbali, le sbadataggini, lo smarrimento di oggetti e le dimenticanze in generale.
Un esempio può consistere nello sbagliare l’uscita dell’autostrada nonostante si percorra la stessa strada ogni giorno, o mettere nel caffè il sale al posto dello zucchero o, evento molto comune, pronunciare una parola anziché un’altra (dire “ho comprato il cane” anziché “il pane”).
Secondo la psicologia, gli atti mancati sono il risultato dell'interferenza di due diverse forse psichiche in contrasto tra loro.
Gli atti mancati, infatti, sono l’espressione di un compromesso tra un'intenzione cosciente del soggetto, come quella di voler comunicare ad un altro il nome di una persona conosciuta, ed un intento inconscio rimosso, che si oppone al fatto che la prima intenzione venga portata a compimento.
Questo avviene perché la memoria è un sistema psichico dinamico.
Il processo del ricordare non si esplica, infatti, semplicemente in una rievocazione di una traccia posseduta nella memoria.
Ricordare è un vero e proprio processo di ricostruzione.
La memoria ricostruisce il ricordo a partire da ciò che è presente nel contesto attuale e sulla base di quanto appreso durante la propria esperienza di vita.
All’interno del magazzino della memoria, i ricordi vengono collegati tra loro sulla base di legami di diversa natura.
Attraverso queste lunghe catene di ricordi, l'attenzione, e di conseguenza la coscienza, può esplorare l'intero magazzino mnestico, a patto di non incorrere in una resistenza che si opponga a che il soggetto possa tornare consapevole di specifici ricordi.
Quando cerchiamo di attivare un ricordo, infatti, può accadere che altro materiale psichico a questo associato si attivi.
Qualora quest'altro materiale consista di ricordi dolorosi o spiacevoli, per prevenire la sua riattivazione, un meccanismo psichico di resistenza impedisce anche al primo ricordo, apparentemente innocuo, di essere attivato.
A questa resistenza Freud ha dato il nome di rimozione, meccanismo di difesa che caratterizza la vita psichica di ognuno e che è alla base degli atti mancati.
Da quanto descritto si comprende la tesi di Freud che afferma che nella maggior parte dei casi le persone «non sano quello che non vogliono sapere».
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
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Bibliografia
- Freud Sigmund (1968). Progetto di una psicologia e altri scritti, Bollati Boringhieri.
- Freud Sigmund (1969). Introduzione alla psicoanalisi. Prima e seconda serie di lezioni, Bollati Boringhieri.
- Freud Sigmund (2005). Scritti di metapsicologia, Bollati Boringhieri.
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