La memoria filogenetica riguarda tutte quelle informazioni di cui un individuo si trova in possesso non per averle apprese attraverso la propria esperienza ma attraverso il processo di ereditarietà biologica che ricollega l’esistenza di una persona a quella dell'intera sua specie.
Ogni persona, infatti, eredita parte del vissuto dei propri antenati remoti.
Queste informazioni giungono a noi attraverso la selezione naturale e si imprimono nei circuiti neuronali e nei meccanismi fisiologici del sistema nervoso e rappresentano un bagaglio essenziale di informazioni di natura procedurale, cioè informazioni che guidano ed influenzano il nostro comportamento.
Molti studiosi si resero conto, grazie soprattutto a studi etologici e alle osservazioni naturali del comportamento animale, che alla nascita, ogni persona possiede un repertorio comportamentale innato che permette di aumentare le possibilità di sopravvivenza del neonato, e perciò più in generale dell'intera specie.
Tale memoria filogenetica si esprime, ad esempio, attraverso i comportamenti innati presenti fin dalla nascita, quali ad esempio i riflessi, che consistono in risposte stereotipate ad alcuni stimoli, ma anche attraverso le specifiche predisposizione che ogni piccolo di una specie presenta nei confronti di particolari apprendimenti.
Gli effetti della memoria filogenetica non si esprimono però solo alla nascita.
Alcuni comportamenti biologicamente determinati, infatti, si sviluppano nel corso dello sviluppo, nel momento in cui l’individuo è in grado di agirli.
All'interno di questa categoria di componenti ereditarie, rientrano i cosiddetti periodi di sensibilità: specifici periodi che si presentano in fasi diverse dello sviluppo e che attivano specifiche sensibilità e facilitazioni ad apprendere alcuni comportamenti solo quando la persona è matura per metterlo in atto.
Anche Freud si è interessato di quanto di innato fosse presente nella mente dell'individuo alla sua nascita.
In “Introduzione alla psicoanalisi”, egli afferma che ciascun individuo nella sua infanzia ripete in qualche modo ed in forma abbreviata l'intero sviluppo della sua specie umana.
Freud ricollega molti dei processi psichici operanti nell'individuo a retaggi filogenetici di una storia remota, come, ad esempio la paura di evirazione, che si presenterebbe nella mente dell'individuo moderno come pura fantasia, una fantasia primitiva in quanto collegata ad una realtà passata, paura reale degli uomini nei primordi della storia.
Per Freud l'umanità sarebbe caratterizzata da una sorta di continuità psichica basata su di un patrimonio di conoscenze comuni a tutti gli individui della specie, ereditate dai propri antenati.
Conoscenze che influenzano direttamente il comportamento tanto quanto quelle acquisite nel corso dello sviluppo individuale.
L'eredità filogenetica di cui parla Freud non è certo il tipo di trasmissione d'informazioni di cui parlano gli etologi ed gli psicologi cognitivisti.
Freud non parla, infatti, di una trasmissione di tipo biologico, basata sul passaggio di geni da una generazione all'altra.
Egli fa riferimento, invece, a quanto, di ciò di cui una persona è in possesso, deriva dalle relazioni che questa ha sperimentato nella sua vita, a partire dalla relazione primaria madre-bambino, dai modelli che ha osservato e che gli sono stati suggeriti od imposti.
La memoria filogenetica freudiana è un tipo di memoria che si caratterizza come struttura di un singolo, ma allo stesso tempo caratteristica di tutti coloro che in un modo o nell'altro, più o meno direttamente, sono entrati in contatto con lui.
Tale memoria non si esprime attraverso istinti o predisposizioni a specifici stimoli, ma attraverso modalità di pensiero, teorie, miti, atteggiamenti, modalità comportamentali e relazionali che vengono tramandati di padre in figlio.
Filogenetica è certamente per Freud anche la trasmissione della patologia psichica, operata dalla madre e dal padre in ugual misura, proprio come succede nella trasmissione del genoma.
Il riproporsi cioè, nel figlio, degli stessi processi psichici disfunzionali che hanno operato, ed operano tuttora, nei propri genitori e prima di loro nei propri avi.
Un'eredità che non viene ceduta ai propri figli attraverso un semplice processo biologico ma che viene tramandata oralmente, proprio come nelle antiche popolazioni preletterarie.
Un'eredità quindi di cui il figlio non è in possesso fin dal momento della nascita, per il solo fatto di essere nato dall'unione di due corpi, ma un'eredità che gli viene presentato al momento del primo contatto relazionale con un'altra persona, nel momento in cui scopre l'altro e tutto ciò che costui può donargli.
Come la memoria filogenetica studiata dagli psicologi cognitivisti, anche la memoria filogenetica freudiana consiste in un collegamento diretto tra l'uomo di oggi e gli uomini dell'antichità più remota.
Freud, infatti, studiando le popolazioni primitive, si accorse che non vi erano grandi differenze tra il loro funzionamento psichico e quello dei pazienti che si rivolgevano a lui.
Freud ritrovò le stesse convinzioni patologiche e le stesse modalità di approcciarsi alla vita e alle relazioni interpersonali.
All’interno di un percorso di psicoterapia e di psicoanalisi si cerca proprio di superare quest'eredità disfunzionale e di ritrovare quanto di positivo e sano vi fosse nel bambino al momento della nascita.
Ad ogni persona, infatti, alla nascita sono donate infinite possibilità di vita, possibilità poi che con lo sviluppo tendono a diminuire fino, in alcuni casi, a ridursi così tanto da non lasciare altra possibilità che la psicopatologia.
Psicopatologia, che come Freud ci ha insegnato, non coincide solamente con la patologia psichiatrica, quella del "pazzo", ma che consiste in una modalità d'esistenza, che può caratterizzare anche coloro che vengono definiti sani, dove non si ricerca il piacere della vita ma ansi lo si rigetta, al fine di ripetere all'infinito quanto tramandato dai propri antenati, in un vincolo di lealtà che spesso si rivela “mortale” per il soggetto.
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
Roma e online
- Via della Lega Lombarda, 13
- Via Gioacchino Volpe, 50
3896048980
info@psicologodellerelazioni.it
www.psicologodellerelazioni.it
Articoli correlati
Bibliografia
- Mancia Mauro (1990. Nello sguardo di Narciso, Gius. Laterza & Figli.
- Miller Patricia H. (2002). Teorie dello sviluppo psicologico, Il Mulino.
- Scalzone Franco (2000). “Note storico-critiche sul concetto di memoria in Freud”, Psiche, vol. 2, 21-37.
- Sigmund Freud (1978). Introduzione alla psicoanalisi. Prima e seconda serie di lezioni, Bollati Boringhieri.
|