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Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
 
Dott. Francesco Scaccia Psicologo
La memoria
Un ponte tra Freud e il Cognitivismo
Sigmund Freud
Sigmund Freud

La memoria è stata da sempre un argomento centrale tanto della Psicoanalisi Freudiana, tanto dell'attuale Psicologia Cognitivista.

Entrambe hanno esaltato questa facoltà psichica ed il suo fondamentale ruolo nel funzionamento della mente, partendo tuttavia da punti di vista differenti, più clinico quello di Freud, maggiormente accademico e sperimentale quello dei cognitivisti.

Al di là delle differenze, oggi, diversi studiosi, stanno tentando una sintesi delle teorie da loro proposte.

Eric Kandel, ad esempio, ha proposto una nuova cornice concettuale, al fine di giungere proprio ad una concezione della vita psichica che riesca ad associare la visione puramente psicologica o psicoanalitica a quella neurobiologica del cervello.

Tale cornice, da una parte sottolinea il dato di fatto che tutto quanto compreso nella concezione di mente deriva dal lavoro cerebrale, dall'altro evidenzia i forti effetti che l'esperienza psicologica attua sul funzionamento del substrato anatomico stesso.

Sicuramente, per la costruzione di un ponte tra psicoanalisi e cognitivismo, si può partire da un concetto centrale all'interno della teoria freudiana sulla memoria, ovvero l’inconscio: quell'area della mente umana della cui esistenza Freud ipotizzò fin dall'inizio dei suoi studi sulle patologie psichiche.

Come evidenziato da Kandel, Freud utilizzò tale termine in tre accezioni differenti:

  • l'inconscio rimosso: contenente tutti quei pensieri e ricordi che per un qualche motivo non possono giungere a coscienza, sottoposti dunque ad un processo attivo di rimozione;

  • l'inconscio preconscio: che permetterebbe di mantenere i contenuti mentali al di là della coscienza al fine di non saturarla, alla cui rievocazione comunque non si oppone alcuna forza;

  • l'inconscio procedurale: contenente le abilità motorie e percettive agenti al di là della consapevolezza.

Il concetto di inconscio oggi è stato largamente ripreso dagli studiosi cognitivisti, i quali tuttavia evitano fortemente di utilizzare tale termine per indicare tutti quei processi che operano senza la consapevolezza dell'individuo, un rifiuto spesso dovuto alla paura che tale termine possa portare con sé tutte quelle implicazioni psicoanalitiche, o metapsicologiche, di cui è permeato.

Cohen e Squire, ad esempio, hanno suddiviso la memoria in:

  • memoria procedurale, l'insieme delle conoscenze di un soggetto sul come si fanno le cose,

  • memoria dichiarativa, tutte le conoscenze sulle cose.

La memoria procedurale può certamente essere messa in relazione al concetto di inconscio procedurale freudiano, entrambe infatti indicano processi inconsapevoli riguardanti abilità comportamentali.

Freud, inoltre, ad esempio nel saggio Ricordare, ripetere, rielaborare, trattò a fondo il processo da lui definito coazione a ripetere, e quello di trasfert a questo collegato: la tendenza inconscia che spinge i soggetti a ripetere comportamenti, relazioni, a ricercare situazioni specifiche, il tutto già esperito in passato e collegato a quanto rimosso.

Tali concetti possono venire accostati a quello di memoria procedurale e, soprattutto, a quello di schema comportamentale di Schank ed Abelson.

Entrambi, infatti, qualificano una caratteristica della memoria, quella cioè di influenzare e guidare i comportamenti dell'individuo al di là della sua consapevolezza, sulla base delle esperienze vissute in passato.

Anche un'altra importante suddivisione proposta dai cognitivisti Graf e Schacter che dividono la memoria in esplicita ed implicita, sulla base del ruolo svolto da consapevolezza, può essere messa in relazione alla suddivisione freudiana di memoria conscia ed inconscia.

Nella memoria esplicita, infatti, la rievocazione avverrebbe attraverso un processo attivo e cosciente, nella implicita invece il ricordo avverrebbe senza intenzionalità ed a volte inconsapevolmente.

Per Freud infatti il pensiero nasce inconscio, ovvero al di là della coscienza, ma non rimosso, che è patologico.

Certamente le differenze dal punto di vista metodologico e dell'approccio allo studio di tale argomento sono evidenti.

La psicologia cognitivista è partita da studi di laboratorio, dove tutte, o comunque le più salienti variabili sono tenute sotto controllo.

Da parte sua, Freud non si è mai servito di esperimenti di laboratorio, né ha mai utilizzato tecniche di osservazioni standardizzate, basandosi invece su osservazioni di singoli individui, sullo studio dei suoi pazienti, presi singolarmente, e addirittura sullo studio di se stesso.

Tale mancanza di scientificità per così dire "tradizionale", è stata proprio il punto che maggiormente ha attratto forti critiche alla psicoanalisi freudiana.

In realtà, fu lo stesso Freud a rifiutare di impostare le propria teoria, ed i propri studi, su di una metodologia scientificamente fondata.

Egli cercò di giungere ad un altro tipo di scientificità, non basato sullo studio di laboratorio, ma su un'attenta osservazione della soggettività umana, dove anche l'esperienza del singolo viene considerata rappresentativa di più individui, una scienza empirica nel senso di basata direttamente sull'osservazione, e sull'ascolto dell'altro, all'interno di una vera relazione interpersonale, dove viene esaltato ciò che l'altro personalmente vive ed il giudizio e valore che egli da alle sue esperienze, prima tra tutte quella con l'analista.

Certamente, in passato la separazione di queste due discipline fu fruttuosa perché portò i vari studiosi a delimitare il proprio campo di ricerca.

Oggi, tuttavia, c'è la necessità, per una scienza che intenda continuare il suo viaggio di comprensione dell'uomo, di unificare i risultati provenienti da più campi per una conoscenza sempre più profonda, conservando comunque la specificità di ogni disciplina, senza che nessuna snaturi la propria natura.

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Bibliografia

  • Eysenck Michael, Keane Mark (1998). Manuale di psicologia cognitiva, Milano, Edizioni Sorbona.

  • Kandel Eric R. (2007). Alla ricerca della memoria. La storia di una nuova scienza della mente, Torino, Codice Edizioni.

  • Mauro Mancia (2000). "Sulle molte dimensioni della memoria: neuroscienze e psicoanalisi a confronto", Psiche, 2, 181-193.

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