“Mi sento vuoto dentro…”
“Vivo come se stessi per cadere dentro un grande vuoto…”
“Niente mi rende felice… Niente mi suscita emozioni…”
Queste sono le frasi che spesso, durante una consulenza psicologica, le persone esprimono per descrivere il proprio stato d’animo e a cui non riescono a dare una spiegazione precisa.
Un senso di vuoto che li attanaglia e di cui vorrebbero liberarsi e che molto spesso è il motivo per cui decidono di intraprendere un percorso di psicoterapia.
Il senso di vuoto, sensazione sperimentata da moltissime persone, può esprimersi in varie modalità, spesso presenti contemporaneamente:
- senso di noia
- insoddisfazione costante in varie aree della propria vita come il lavoro, le amicizie, la propria relazione sentimentale
- incapacità di emozionarsi che si manifesta anche di fronte ad eventi particolarmente positivi
- senso di frenesia e agitazione che si associano all’impressione di dover fare qualcosa ma senza sapere cosa
- non riuscire a trovare uno stimolo o motivazione per iniziare varie attività nonostante si abbia la consapevolezza di doverle fare e la volontà di farle come, ad esempio, studiare, pulire la propria casa, fare attività fisica
- sensazione che nulla abbia senso
- solitudine
- senso costante di confusione che si associa al non sapere più chi si è e cosa si vuole
Le persone si lamentano di non provare più nulla, di essere insoddisfatte della propria vita nonostante tutto apparentemente vada bene e nulla sia cambiato, affermano di non riuscire a provare gioia nemmeno per ciò che in passato le rendeva felici.
Il senso di vuoto si associa spesso ad emozioni negative come la tristezza, l’inquietudine e, in alcuni casi, veri e propri stati di terrore.
La noia è ciò che quasi sempre si associa al senso di vuoto.
Questa noia spesso si collega alla percezione di non avere bisogni precisi o scopi nella vita.
Spesso si presenta subito dopo essere riusciti a raggiungere un obiettivo importante.
La persona si stente come svuotata dal successo ottenuto e si trova nella condizione di non avere più un motivo per continuare ad impegnarsi.
Allo stesso tempo il senso di vuoto può presentarsi anche dopo un fallimento.
La persona, dopo la delusione, non riesce a riattivarsi, come se non avesse più senso mettersi all’opera per raggiungere uno scopo che tanto sarà impossibile raggiunge e, qualora lo si raggiungesse, non porterebbe i risultati sperati.
Il senso di vuoto si associa spesso a comportamenti impulsivi.
Le persone, infatti, per cercare di colmare il proprio vuoto interiore, spesso mettono in atto comportamenti apparentemente insensati come, ad esempio, abbuffarsi, fare uso di sostante, spendere più di quanto possano permettersi.
In alcuni casi possono comparire anche comportamenti autolesivi come il tagliarsi o il tentare il suicidio.
Tali comportamenti si attivano in maniera compulsiva proprio in risposta al senso di vuoto e la persona percepisce l’impossibilità di controllarsi, con un conseguente senso di colpa successivo.
In alcuni casi, quando il senso di vuoto si associa ad emozioni intollerabili, possono presentarsi stati di tipo dissociativo.
Una percezione di anestesia emotiva in cui tutto appare irreale, ci si sente distaccati dal mondo, il tempo scorre senza che ci si renda conto del suo passare.
Il senso di vuoto, come evidenziato da molti studi, spesso ha origine nell’infanzia.
Gli adulti che vivono costanti momenti di vuoto interiore molto probabilmente sono stati esposti da bambini ad eventi particolarmente intensi dai quali non sono stati protetti.
Nella storia passata emergono continue liti familiari, in cui spesso erano presenti gesti di forte aggressività.
Il bambino è quindi cresciuto in un ambiente particolarmente traumatizzante che lo ha continuamente attivato emotivamente.
Sebbene fossero spettatori di continue liti, allo stesso tempo a questi bambini era vietato mostrare la propria rabbia, anche in risposta a gravi torti subiti.
Questi bambini hanno così imparano molto presto a reprimere le proprie emozioni, a camuffare la propria tristezza e a costruirsi una maschera di felicità da mostrare agli altri.
Quando da adulti sperimentano periodi di apparente tranquillità ecco che spesso emerge il senso di vuoto.
Cresciuti in un ambiente caotico, queste persone non sono abituate a vivere in un contesto tranquillo in cui non si debba costantemente convivere con la paura che possa succedere qualcosa di terribile ed ecco quindi che di fronte a momenti di serenità emerge la noia e l’inquietudine per qualcosa a cui non si è abituati.
La solitudine che si sperimenta da adulti è il risultato spesso di carenze affettive vissute nell’infanzia.
Lasciati soli a gestire le proprie emozioni e senza che qualcuno li difendesse da eventi traumatici, questo persone convivono con una costante sensazione di mancanza che cercheranno di colmare in ogni modo, a d esempio, attraverso il cibo o creando relazione con partner inadeguati.
Il senso di vuoto, in alcuni casi, può essere sintomo di veri e propri quadri psicopatologici.
Esso si associa comunemente a:
- Disturbo Depressivo
- Disturbo Narcisistico di Personalità
- Disturbo Borderline di Personalità
- Disturbi del Comportamento Alimentare (anoressia e bulimia)
Nel caso in cui il senso di vuoto è una presenza costante nella propria vita è importante chiedere aiuto ad uno psicologo al fine di prevenire che questa sensazione si possa strutturare in una psicopatologia vera e propria.
La psicoterapia permette di sviluppare una maggiore capacità di regolazione emotiva così da poter acquisire così da poter conquistare una migliore serenità personale e nelle relazioni interpersonali.
La terapia psicologia, aiutando la persona a ripercorrere la propria storia e sostenendola nel mettere in parole il proprio dolore, permette di giungere ad una maggiore consapevolezza delle motivazioni più profonde del proprio vuoto e dei comportamenti impulsivi ad esso associati così da riuscire ad individuare modalità più funzionali e meno nocive di risposta al proprio malessere psicologico.
Dott. Francesco Scaccia
Psicologo Psicoterapeuta
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Bibliografia
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- Epstein, M. (1989). Forms of emptiness: psychodynamic, meditative and clinical perspective. New York.
- Fogarty Thomas F., M.D. (1973). On emptiness and closeness. Center for Family Learning, Compendium I. The best of the family.
- Levy ST. (1984). “Psychoanalytic perspectives on emptiness”, J Am Psychoanal Assoc. 32(2):387-404.
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